lunedì 30 gennaio 2017

A proposito di bufale

Visto che sul web impazza il dibattito sulle bufale, mi sento in dovere di dire anche la mia.

Iniziamo da un doverosa precisazione: distinguiamo le "Bufale" dalle "bufale".
Ecco le prime:

Argomento quanto mai interessante, con il dualismo tra Mondragone e Battipaglia, e gli esperimenti caseari extraterritoriali, un po' in tutta Italia; ma ahimè, questo è un blog che parla di informatica. Per cui parleremo delle seconde:

A esempio di questa categoria, ho scelto una bufala che più di altre mi ha fatto divertire, ma in realtà ne potevo scegliere tra migliaia...

Tornando seri: l'argomento delle "fake news", come dicono gli anglofoni, è balzato agli onori della cronaca grazie ai recenti risultati elettorali inglesi (referendum sull'uscita dall'Unione Europea, o "Brexit"), americani (elezioni presidenziali) e parzialmente anche italiani (referendum costituzionale); poiché si teorizza che false notizie, infiltrate ad arte, abbiano in qualche modo influenzato gli elettori nelle loro scelte. Non entro nel merito, faccio solo notare che di bufale sul web (e non solo) ne girano già da tempo, senza che nessuno, se non pochi arditi, se ne occupassero. Ora, nell'analizzare i casi poc'anzi ricordati, molti si sono posti il problema della generazione di queste false notizie, ma pochi quello della loro diffusione: ed è su questo che mi voglio concentrare.

Sì, perché che qualcuno abbia interesse a generare false notizie, non dovrebbe sorprendere nessuno; ma a diffonderle, ed a farle diventare popolari, non è "qualcuno", siamo noi! Attraverso i social, naturalmente.
Chiediamoci: qual'è normalmente il nostro atteggiamento davanti ad una notizia? Possiamo definirlo "critico"? Ovvero, ci poniamo, anche solo per un attimo, quasi automaticamente, queste domande:
  • La notizia è particolarmente sorprendente, per quelle che sono le mie conoscenze?
  • L'ente o la persona che la pubblica, la ritengo degna di fiducia?
  • Sono citate in modo chiaro le fonti della notizia?

Se le risposte che ci diamo lasciano un margine di dubbio, allora la prima cosa da fare è non diffondere a nostra volta la notizia, dopodiché abbiamo due strade: o lasciamo cadere nel vuoto la notizia (dal nostro punto di vista), oppure cercare conferme, ovviamente in modo serio. Certo, se partiamo dal presupposto che i giornali più istituzionali siano tutti al soldo dei "poteri forti" al solo scopo di renderci cittadini amorfi, beh, difficilmente accetteremo delle smentite... vero che anche il giornalismo sta vivendo una sua crisi, dovuta alla necessità di sopravvivere alla rivoluzione di internet, però ricordiamoci che dall'altra parte esistono testate e personaggi che inventano qualsiasi panzana pur di vendere una copia in più di un libro, o per attirare qualche visita in più al loro sito, per non parlare dei delinquenti che speculano sulla salute promettendo cure miracolose.
Esistono anche casi intermedi, cioè siti o giornali in cui le notizie, magari vere, vengono presentate in modo esagerato o provocatorio, sempre per i motivi suddetti, cioè la necessità di attirare i lettori; personalmente cerco di evitare questi siti, però devo dire che in alcuni, particolarissimi casi li trovo utili perché offrono anche i "dati grezzi" (penso principalmente al meteo), che per un appassionato della materia risultano assolutamente interessanti.

Vengono in nostro soccorso anche quelli che in termine inglese si chiamano "debunker": cioè giornalisti o divulgatori che a tempo perso e per vocazione effettuano le ricerche necessarie a controllare la veridicità o meno di una notizia. Non voglio qui suggerire quelli che seguo io, semplicemente faccio presente che quelli seri pubblicano le loro indagini con numerosi dettagli, proprio allo scopo che possiate a vostra volta controllare.

Ecco che con poco, un po' d'attenzione e senso critico, possiamo evitare di diffondere le false notizie, qualunque sia il loro scopo; questo dovrebbe essere uno dei doveri degli onesti cittadini digitali.

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